Conferenza Twin, 12-21.12 dicembre 2022, contributo di Barbara Jakel

Intervista, Elke Brenner

Riassunto del “Lavoro terapeutico con il gemello sopravvissuto”

Spesso i gemelli sopravvissuti cercano inconsciamente terapeuti che si occupino di traumi prenatali e della nascita. Stanno cercando una parte di sé, il gemello perduto, in un periodo che, sorprendentemente, riceve ancora poca attenzione nella psicoterapia convenzionale. Le percezioni nel periodo prenatale e nello spazio di attaccamento differiscono da quelle dopo la nascita. Vengono immagazzinati implicitamente nella memoria procedurale in una fase molto precoce, a livello sottocorticale. Per accedere a questo archivio sono necessari approcci particolari basati sul lavoro clinico. Lo spazio prenatale non comprende solo l’utero della madre. L'intero organismo materno, compresa tutta la memoria intergenerazionale e la situazione esistenziale attuale della donna incinta, in particolare la sua psiche inconscia, hanno un'enorme influenza formativa sullo sviluppo dell'essere umano fin dall'inizio della sua esistenza. La vita inizia nella cellula, che ne è il prototipo, un microcosmo ricco di informazioni. Molto spesso inizia con due persone, anche con più “accompagnamenti”. Questo tempo trascorso insieme a un altro essere può durare diversi periodi: da giorni a settimane o addirittura mesi. La perdita del gemello diventa quindi uno dei traumi più formativi del periodo prenatale. Ciò che resta può avere un'influenza decisiva sul gemello sopravvissuto, sia in senso negativo che positivo. Poiché il ricordo di questa perdita viene “dimenticato”, la memorizzazione implicita rimane efficace. Crea sintomi nel comportamento di attaccamento, nel corpo, nella psiche, nell'anima. Di solito, il gemello sopravvissuto si mette inconsciamente alla ricerca di un essere scomparso.